lunedì 30 gennaio 2012

Bon Iver, Bon Iver




Genere: Indie/ Alt-folk
Autore: Bon Iver
Anno: 2011
Voto: ★★★★★☆


"Bon Iver, Bon Iver", secondo disco di Bon Iver (mi sa che mi toccherà ripetere "Bon Iver" almeno un'altra trentina di volte in questa recensione).
Ascoltando e riascoltando questo lavoro si ha la netta impressione che il tutto sia fin troppo facile: le melodie quasi sempre azzeccate, la pacatezza tipica dell'indie-pop dei nostri anni. La copertina è interessante e ci apre con gusto all'atmosfera di quest'album.

Ecco i pregi ci sarebbero, potrebbe essere una grande opera: sono molto azzeccati i fiati, i suoni non sono male, la sua voce è interessante. Ma non si ha l'impressione che tutto sia collegato. Certo i brani si assomigliano molto. Ma a parte questo un senso questo album non ce l'ha.
Ok basta essere puntigliosi e altezzosi, d'altronde è un album carino, pieno di guizzi intelligenti e ben sviluppati.

Perth è molto bella, molto elaborata ed interessante anche dal punto di vista dell'arrangiamento.
Michicant gioca ad essere una ballata con momenti quasi ambient. Hinnom, TX è resa interessante dalla voce bassa di Iver che però è rovinata dai falsetti in salsa 80's che riempiono l'atmosfera, di per sé già colmata a dovere da suoni ben assemblati. Wash è quasi uguale al secondo pezzo.
Seconda parte: Calgary sa un po' di già sentito, però è una svolta, almeno dal punto di vista ritmico, rispetto al resto dell'album. Lisbon, OH è un'interessante intermezzo strumentale (riprende le atmosfere di tutto l'album), che sfocia nella finale Beth/Rest, che è un brano piuttosto interessante, se non fosse per gli arrangiamenti terribilmente anni '80.

I pezzi li ho descritti, ma ora un consiglio: non ascoltateli mai tutti insieme. Lo so è brutto da dire, ma il tutto risulta una noia pazzesca. D'accordo che non si può chiedere ad un artista indie, alt-folk (rubata da Ondarock), di fare dei pezzi rock, delle cavalcate. Però variare un po' la ritmica, le melodie, la voce...

Salvo pochi brani, presi singolarmente, è un lavoro tanto curato quanto sopravvalutato (per esempio da Rolling Stone, che ne tesse le lodi come se fosse il più grande capolavoro dei giorni nostri), che non merita più di cinque stelle come voto. Voto generoso, tra l'altro.

Guarda su Youtube:
Perth, unico pezzo davvero bello di quest'album.

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