domenica 3 giugno 2012

For Emma, Forever Ago



Genere: Indie-Folk
Autore: Bon Iver
Anno: 2007
Voto: ★★★★★★★

Per addentrarsi nel mondo di un artista, per capirne l'evoluzione stilistica ed umana, si usa ascoltarne la discografia in ordine cronologico. Ma questa volta mi è capitato di arrivare prima al secondo disco, per poi tornare indietro all'esordio.
Questo "For Emma, Forever Ago" è stato una grande sorpresa. Se dal punto di vista stilistico non arriva ai buoni risultati di "Bon Iver", sicuramente stupisce per la forza intima, l'estrema candidezza dei testi e delle note.
E' un disco che gioca sull'emotività dell'uomo, Justin Vernon, e ci riesce benissimo.

"Flume" è una dolcissima canzoncina che il falsetto del cantautore ricama con estrema dolcezza; "Lump Sum" è una cavalcata folk che stupisce, rimanda ad un altro mondo; "Skinny Love" è forse la più conosciuta dell'album e la più suonata dei live, ma a mio parere non il punto più alto del disco.
Con "The Wolves (Act I And II)" si chiude idealmente la prima parte dell'album, e dopo l'apertura un po' soul, un po' folk, si chiude in una stupenda avanzata corale, dirompente e struggente nello stesso tempo.

Si riprende con la debole "Blindsided", pezzo leggermente pop e poco convincente dal punto di vista lirico e compositivo. Ma le amarezze finiscono qui, dato che alla chiusura di quest'ultima traccia si apre la stupenda "Creature Fear", pezzo che gioca sull'alternanza dinamica tra le strofe ed il ritornello, quest'ultimo una grande cavalcata su note poste alla perfezione, cori semplici quanto azzeccati ed emotività sempre in primo piano. La forza inarrestabile del finale non potrebbe che sfociare nell'ambient-rock di "Team", pezzo cuscinetto, ma molto ben pensato e realizzato.
E' quindi il momento di "For Emma", pezzo che dà nome all'album. L'ambientazione è chiaramente più sul folk americano, con un arrangiamento più classico nel genere, che ritornerà poi - assai evoluto - nell'album successivo.
La chiusura dell'album è affidata alla lunga "Re: Stacks", pezzo delicato e leggero, portato avanti dalla soavità della voce di Vernon, il suo falsetto caldo che può piacere o non piacere, ma che è senza dubbio un tratto particolare e distintivo di quest'artista.

Tralasciamo di parlare dell'isolamento nel Wisconsin, della vita dei, o di, Bon Iver, e fermiamoci al dato musicale. Non si tratta di un album rivoluzionario, ma è sicuramente un lavoro che può piacere e che può dare molto a chi lo ascolta. Basta farsi trasportare.

Nessun commento:

Posta un commento